Davanti a ogni paziente un buon Osteopata dovrebbe poter rispondere sempre a 3 domande: • a che livello questa persona ha perduto capacità di autoregolazione? • quali sono i rapporti struttura/funzione in sovraccarico? • in una logica di Unità, quanto è coinvolta la componente corporea rispetto a quella psichica e spirituale? Questo gli permetterà di definire il proprio “recinto” operativo e il livello di competenze per lo specifico caso clinico. Per far questo l’Osteopata si serve di uno specifico ragionamento clinico osteopatico e di una adeguata palpazione percettiva dei tessuti. Egli metterà in pratica queste competenze nelle varie fasi del trattamento osteopatico: • ANAMNESI - è il momento in cui, partendo dal motivo di consulto, si individuano le relazioni anatomico/funzionali che possono aver provocato il sintomo; • ESAME SOGGETTIVO - fatto di osservazione, palpazione dei tessuti e valutazione differenziale (test clinici coadiuvata da eventuali indagini diagnostiche effettuate dal paziente volte ad escludere primarie competenze medico/specialistiche); • TEST OSTEOPATICI - volti ad individuare disfunzioni somatiche o sovraccarichi funzionali. • TRATTAMENTO - l’osteopata selezionerà la tecnica osteopatica adeguata al paziente e alle strutture da trattare; • CONGEDO - sarà un momento altrettanto importante che avrà lo scopo di massimizzare l’efficacia di ciò che è stato fatto attraverso consigli e informazioni suL trattamento svolto. L’approccio manuale sarà sempre adeguato e mai invasivo. |